I canali di Marte

Non è un caso se i primi alieni entrati nel nostro immaginario collettivo venivano chiamati, genericamente, “marziani”. Il “Pianeta rosso”, infatti, è stato di gran lunga il più importante fornitore di alieni della storia moderna.

Tutto nacque – peraltro involontariamente - dalle osservazioni professionali di un grande astronomo italiano dell’Ottocento, Giovanni Schiaparelli. Costui, dotato di un’acutezza osservativa superiore a quella di molti suoi colleghi, sia italiani che internazionali, iniziando lo studio di Marte all’osservatorio di Brera, a Milano, in occasione delle opposizioni* del pianeta a partire dal 1877 percepì, sulla superficie del pianeta osservato attraverso il rifrattore Merz da 22 cm di diametro, che i continenti marziani erano come collegati da sottili entità rettilinee appena percettibili.

Schiaparelli, in realtà, in queste linee non osservava figure geometriche propriamente reali. L’astronomo riusciva ad applicare al telescopio di Brera ingrandimenti tipicamente tra i circa 300 e 400 ingrandimenti, e le grandi capacità visive di Schiaparelli gli facevano cogliere piccole macchie, ombre e sfumature talmente al limite della percezione, da venire organizzate dal cervello in rappresentazioni geometriche semplificate, che in qualche modo, dovendole tradurre in qualcosa di rappresentabile graficamente, le essenzializzava in semplici linee.

Un po’ come succede anche a noi, per cui osservando ad esempio una serie allineata di punti troppo piccoli per essere risolti singolarmente, finiamo per vederli semplificativamente come linee grossolanamente continue.

Quindi, la rappresentazione di Schiaparelli non era dovuta ad una visione immaginaria di qualcosa che non esisteva: l’astronomo di Brera riusciva a percepire dettagli della superficie di Marte talmente minuti, invisibili ad altri studiosi, che dovendoli riportare giocoforza in un disegno schematizzato del pianeta, li traduceva inconsciamente in linee continue.

A prova di ciò, infatti, in occasione di avvicinamenti meno favorevoli di Marte e quindi con un pianeta meno ingrandito nel telescopio, i canali risultavano spesso addirittura più numerosi.

Schiaparelli, nelle sue memorie descrisse questi elementi rettilinei come ipotetici canali naturali provocati da depressioni del terreno marziano. Sorte beffarda volle che il termine da lui usato non fu tradotto dalla stampa internazionale con canals, cioè entità naturali, bensì con il termine channels, che indicava invece strutture artificiali.

Da questo equivoco nacque a livello mondiale l’idea di una immaginaria civiltà marziana che, più progredita della nostra per via di un pianeta più piccolo della Terra e quindi con evoluzione più rapida, si trovava a lottare per la sopravvivenza su un pianeta geologicamente ormai morente, sul quale la poca acqua rimasta veniva convogliata verso le città marziane attraverso mastodontiche opere di canalizzazione, visibili perfino dal nostro pianeta.

Negli Stati Uniti Percival Lowell, ricco ex diplomatico che aveva intrapreso la carriera di astronomo, affascinato dalle vicende di Marte aveva realizzato l’osservatorio di Flagstaff con telescopi rifrattori fino a sessanta centimetri di diametro. Egli testimoniò la visione di questi aspetti geometrici della superficie del pianeta ed abbracciò appieno l’ipotesi dei canali artificiali di Marte, divenendo un fervido assertore dell’ipotesi di una progredita civiltà marziana.

Ça va sans dire, da quel momento in poi i marziani apparvero nei nostri cieli nelle più svariate occasioni, ebbero incontri ravvicinati con la razza umana, avviarono assieme a lei attività commerciali e parteciparono a talk-show…

Infine, arrivati gli anni ’60 e ’70 del Novecento, le prime sonde spaziali che sorvolarono Marte posero definitivamente la parola fine all’esistenza dei misteriosi, controversi, ineffabili e affascinanti canali di Marte.

 

Mappa di Percival Lowell

 

* Un pianeta si definisce in opposizione quando la Terra si trova tra lui e il Sole