Il principio antropico
Prendiamo il nostro Universo.
Prendiamolo così com’è (non avendo peraltro altra scelta…) e consideriamolo nei suoi aspetti fisici fondamentali.
La fisica che governa lo stato e il divenire dell’Universo ha le sue precise regole, ferree e ineluttabili. Associate a queste regole sono le cosiddette costanti fisiche, che con le loro grandezze ben precise e misurabili rappresentano una sorta di carta d’identità dell’Universo e permettono di descrivere quello che avviene in esso.
Tutti gli eventi che si possono verificare nell’Universo avvengono in un certo modo, e non in qualsiasi altro, in funzione dei valori di queste costanti fisiche.
Ad esempio, se sul nostro pianeta un corpo cade verso il basso e non verso l’alto e con una progressiva velocità di accelerazione ben determinata (ricordate quella vecchia barzelletta di quel tipo che stava precipitando da un grattacielo? Ad ogni piano ripeteva, sempre più velocemente: per adesso tutto bene, per adesso tutto bene…), ciò è dovuto alla costante gravitazionale G, da cui deriva il valore di accelerazione gravitazionale g, che sulla Terra corrisponde a 9,8 m/s2 e che significa che ad ogni secondo successivo la velocità di caduta aumenta di 9,8 metri al secondo.
Se consideriamo le forze fondamentali che agiscono nell’Universo, o interazioni - come preferiscono definirle i fisici - esse sono quattro, in ordine crescente di intensità: gravitazionale, nucleare debole, elettromagnetica e nucleare forte.
Prendiamo in considerazione la più potente di tutte, cioè l’interazione nucleare forte. La sua costante è chiamata αs ed è 138 volte superiore all’interazione elettromagnetica, centomila volte più potente dell’interazione nucleare debole e 10 elevato alla 39, cioè mille miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di volte più forte dell’interazione gravitazionale.
Questa è la forza che riguarda il mondo all’interno dei nuclei degli atomi, mentre non ha effetto su scale maggiori (già gli elettroni che orbitano intorno ai nuclei atomici, non vengono più interessati dall’interazione nucleare forte).
E’ grazie a questa interazione, se i nuclei degli atomi sono stabili nel tempo (ma sono sufficienti le dimensioni dei nuclei molto grossi, cioè formati da molti protoni e neutroni, a far perdere efficacia a questa interazione, ed è per questo che i materiali radioattivi che sono composti di atomi molto grandi, sono appunto radioattivi, cioè instabili).
Noi non sappiamo perché la costante dell’interazione nucleare forte abbia questo determinato valore, ma se esso fosse stato anche solo appena diverso, tutti gli atomi sarebbero stati instabili (se la costante fosse stato leggermente inferiore) e quindi non avrebbe permesso alla materia di formarsi, oppure non ci sarebbe stata l’evoluzione dall’idrogeno primordiale a tutti gli altri elementi atomici più pesanti (se la costante di interazione nucleare forte fosse stata leggermente superiore).
In entrambi i casi, l’Universo non avrebbe avuto un’evoluzione significativa.
Le costanti fisiche sono numerose e, a vario titolo, se solo una di esse avesse avuto un valore anche leggermente diverso, l’Universo sarebbe stato drasticamente diverso da com’è o addirittura non avrebbe dato luogo ad un qualcosa di minimamente stabile.
Invece è diventato quello che è, fino a permettere l’esistenza di tutto quello che conosciamo, noi compresi.
Ma certo – direte - perché se l’Universo non fosse stato così com’è, semplicemente noi non saremmo esistiti. Siccome invece esso è così, noi esistiamo.
D’accordo, ma la cosa veramente strana è che le diverse combinazioni possibili dell’Universo al variare del valore delle costanti fisiche (combinazioni praticamente tutte incompatibili con la nostra esistenza) erano talmente numerose (praticamente infinite) da rendere estremamente improbabile che si arrivasse proprio a questo Universo.
Può venire quindi il sospetto che non sia un caso che l’Universo, tra una miriade praticamente infinita di combinazioni possibili, incompatibili con la possibilità di poter sviluppare organismi coscienti, si sia invece evoluto proprio fino all’autocoscienza, cioè ad arrivare (attraverso esseri come noi) a potersi accorgere di esistere.
Questo, in sostanza, è il principio antropico.