La storia delle comete

Di tutto ciò che popola il nostro Sistema Solare e dintorni, le comete sono probabilmente i corpi più strani (e mi riferisco ai corpi inanimati, quindi umani esclusi, ovviamente). 

          Questa originalità delle comete è dovuta a più fattori, tra i quali l’incostanza della loro manifestazione (durante le loro apparizioni, possono cambiare aspetto di giorno in giorno, anche più volte al giorno), come pure la loro imprevedibilità (non a caso qualcuno ha detto che le comete sono come i gatti: hanno la coda e fanno ciò che vogliono…). 

          Altra stranezza, soprattutto per i tempi passati, era la loro provenienza: apparivano improvvisamente, come dal nulla. E il sapere oggi che provengono dalla Nube di Oort non ha tolto più di tanto al fascino misterioso di questi oggetti. Può essere suggestivo, infatti, pensare che esista una regione concentrica esterna al nostro Sistema Solare, migliaia di volte più lontana dei pianeti ma ancora sotto gli influssi attrattivi del Sole. Al suo interno milioni di corpi completamente oscuri, con dimensioni di qualche km, si muovono lentissimamente, praticamente rimanendo quasi fermi, perennemente avvolti nel gelo e nel buio cosmico. Finché una qualche perturbazione gravitazionale non ne richiama qualcuno mettendolo in moto verso il centro del Sistema Solare, dove si precipitano a velocità sempre più accelerata, fino a compiere un velocissimo giro di boa intorno al Sole, la cui radiazione li accende rendendoli luminosi mentre consumano il gas, le polveri e il ghiaccio che vengono strappati dalla loro superficie, creando la suggestione di quegli oggetti fantasmagorici che tanto affascinano il comune mortale quanto lo studioso professionista. 

          Nella vita di un appassionato di astronomia, ci si ricorda senz’altro delle comete più significative osservate personalmente. 

          I meno giovani riandranno al 1986, quando giunse la cometa di Halley, capostipite di tutte le comete per merito di Edmond Halley, che nei primi del ‘700 fu il primo essere umano ad accorgersi che un certo numero di comete apparse nella storia dell’umanità, in realtà erano lo stesso oggetto che transitava periodicamente, ogni 76 anni. 

          In occasione del passaggio avvenuto nel 1910, questa cometa era salita agli onori delle cronache del tempo per le grandi aspettative sul suo aspetto appariscente, peraltro raggiunto pienamente al suo appuntamento con il Sole. Per questo motivo, anche all’avvicinarsi del successivo passaggio nel 1986, l’aspettativa degli osservatori era stata grande, ma fu delusa dalla cometa stessa, che apparve invece ben poco vistosa. 

          Negli anni successivi, qualcuno di voi ricorderà la vicenda della cometa Shoemaker, quando nel 1994 la si poté osservare al telescopio, dopo essersi suddivisa in varie componenti a causa dell’influenza gravitazionale di Giove, impattare su di esso lasciando visibile, sottoforma di macchie scure sul disco di Giove, l’esito del contatto delle parti della cometa con l’atmosfera del pianeta. 

          Poco tempo dopo, vi è stato il passaggio di una cometa che ha rappresentato il record assoluto di permanenza nei nostri cieli. La Hale-Bopp è rimasta osservabile ad occhio nudo dall’estate del 1996 fino alla fine del 1997, mostrando sia la coda di polveri, luminosissima e visibile già a fine giornata quando non era ancora completamente buio, sia la coda azzurra di gas ionizzato, con un’estensione in lunghezza di circa 35 gradi angolari, cioè sessanta volte il disco della Luna piena! Il suo nucleo aveva un diametro di quasi 50 km, quando una cometa media misura dai due ai quattro km, e questo spiega le dimensioni e la luminosità delle sue due code. 

          E parlando di comete, non si può tacer del fatto che esse potrebbero rappresentare le possibili responsabili della nascita della vita sulla Terra. Ciò attraverso l’ipotesi che, una volta che il nostro pianeta ebbe stabilizzato la sua conformazione idro-geologica tra i 3,5 e i 4 miliardi di anni fa, la caduta di comete sulla superficie terrestre possa aver inseminato il suolo di elementi prebiotici (molecole organiche come gli amminoacidi) non esistenti sul nostro pianeta ma invece già presenti nei nuclei cometari, da cui poi, una volta trovato un accogliente ambiente liquido sulla superficie terrestre (il cosiddetto brodo primordiale), si sarebbero sviluppate le prime cellule viventi. 

Ed infine, (per ora), non possiamo non citare l’evento che si sta anch’esso concludendo proprio in questi giorni: la cometa C/2023 A3 Tsuchinshan-ATLAS. Dopo aver superato indenne il passaggio al perielio (punto della sua orbita più vicino al Sole) si è avviata a riprendere la strada che la riporterà nelle gelide plaghe cosmiche da cui era giunta. Ormai di debole luminosità, la si può cercare con un potente binocolo o con un telescopio, tra le deboli stelle della costellazione di Ofiuco. 

 

Photo credits: Massimo Forti